mercoledì 30 settembre 2015

Salvatore Grillo Morassutti, "Il delitto Sicilia" (Ed. Bonfirraro)




di Sandra Guddo Spatola

Nell’ottocento il  romanzo storico raggiunse la sua massima espressione con i “Promessi Sposi” di A. Manzoni. Tale genere letterario, con alterne fortune, ha trovato, quasi un secolo dopo, conferma della sua validità nel “Gattopardo” di T. Di Lampedusa, ottenendo, anche grazie alla trasposizione cinematografica di Luchino Visconti, un enorme successo a livello internazionale.
La narrativa postmoderna invece si è allontanata dal romanzo storico, cedendo, sotto la pressione del potere mediatico, alle sue lusinghe e, obbedendo al dominio della globalizzazione, si è limitata a spettacolarizzare i fatti narrati utilizzando stereotipi o slogan di facile comprensione a qualsiasi latitudine . Così, per esempio, è avvenuto per il fenomeno “ mafia e malavita organizzata” che è stato raccontato, anche in versione televisiva, in modo eclatante e raramente in profondità ricercandone le cause, ma mirando essenzialmente a colpire l’attenzione dei lettori con fatti cruenti e grondanti di sangue che nulla hanno a che fare con le ragioni storiche e sociali che li hanno generati. Da quel terrificante giorno (11 settembre 2001 ) in cui è avvenuto l’attentato alle Torri Gemelle, si può considerare chiusa l’avventura letteraria del postmodernismo con il ritorno ai problemi reali che travagliano il nostro pianeta: guerre, terrorismo internazionale, inquinamento dei gas serra, criminalità organizzata e via discorrendo. A mio parere, a livello mondiale, il romanzo storico che segna la svolta in tal senso è: “ Extremely Loud & Incredibly Close “ dell’americano Jonathan Safran Foer che narra la storia di un bambino il cui padre è morto a seguito dell’attentato terroristico. Il romanzo, fornendo una “ chiave” per la comprensione e la rielaborazione di quel giorno, ha inciso sulla vita politica americana divenendo non soltanto un best-seller ma un incisivo romanzo storico.
In Italia, alla più autentica e rispettabile tradizione del romanzo storico, ci riporta l’opera di  Salvatore Grillo con “ Delitto Sicilia” che, aldilà di ogni altra considerazione, ha il merito di focalizzare  fatti che interessano gli anni 1943/45 raccontando una delle pagine della storia siciliana obliata, mistificata e sconosciuta dalla maggior parte degli italiani e, cosa ancora più inaccettabile, dei siciliani. Per sentirci tutti assolti da tale deficienza, si potrebbe obiettare che nei libri di scuola non c’è traccia di questi fatti e che l’EVIS molto più facilmente potrà essere scambiato per un ente volontario di donatori di sangue.
Invece l’EVIS fu l’Esercito Volontario Indipendentisti Siciliani con a capo Antonio Canepa , ucciso da una pattuglia di carabinieri, all’alba del 17 giugno del 1945 nelle campagne di Randazzo , al fine di stroncare il movimento separatista alle radici. Con lui infatti morirono i suoi fedelissimi insieme a Carmelo Rosano, braccio destro di Canepa.
Con un abile escamotage letterario, il nostro scrittore si  cala nei panni di  Fabrizio, un affermato giornalista, originario come Grillo di Caltagirone, ma che da vent’anni vive e lavora a Roma, inviato in Sicilia per indagare sulla cosiddetta “Operazione Vulcano” sulla base di alcuni documenti di cui il capo redattore del giornale per cui lavora, è  entrato in possesso. Tutto fa presupporre che dietro l’Operazione Vulcano si celino gli accordi raggiunti a Yalta dalle grandi potenze mondiali: I documenti erano le copie di due messaggi tra inglesi e russi . Il primo era un messaggio diplomatico inviato dal comando della intelligence inglese del Mediterraneo ad un referente parallelo dell’ URSS nel quale si poteva leggere tra l’altro : “ Confermiamo che autorità italiane hanno concordato con noi azione relativa definita operazione Vulcano; assicurata neutralità USA. “  Questo messaggio sarebbe stato smistato il 7 giugno 1945 mentre l’altro era del gennaio 1946, con la stessa provenienza ma indirizzato all’ambasciatore britannico a Roma, leggendo il quale si chiariva il significato della Operazione Vulcano con queste parole: “ Per determinazione del nostro governo nel maggio dello scorso anno si è data inizio in Sicilia , all’Operazione Vulcano per il depotenziamento dei vertici del movimento separatista siciliano al fine di allentarne la pressione militare e politica rivolta alla separazione della Sicilia dall’Italia. Il comando USA ha chiesto ed ottenuto la cancellazione  di alcuni cittadini siciliani dalla lista degli esponenti separatisti da neutralizzare . Tale elenco è nella disponibilità dei comandi alleati. “
Non a caso la copertina del libro riproduce la celebre foto di Churchill, Roosevelt e Stalin seduti su una panchina in una gelida giornata del febbraio 1945. Accordi che, secondo Grillo, portarono alla decisione di stroncare alle radici, con l’uccisione del Canepa, il movimento separatista siciliano, che in quella fase storica godeva dell’appoggio della maggior parte degli isolani, essendo considerato l’unico possibile mezzo per l’emancipazione popolare. L’indipendenza della Sicilia però avrebbe potuto avere come conseguenza lo strapotere degli americani nel Mediterraneo che, dopo lo sbarco nell’isola avvenuto circa due anni prima, avevano intessuto con gli amministratori locali forti intese: prospettiva che né l’ex U.R.S.S. né la Gran Bretagna potevano accettare. Ciò per Grillo costituisce un vero delitto per la Sicilia e getta un’ombra sulle prime ore di vita dell’Italia repubblicana. Ma un’altra domanda si fa strada nella mente di Fabrizio e dei lettori: chi ha aiutato gli Usa a stilare quella lista che condannava a morte alcuni esponenti dell’EVIS, salvandone altri ed in base a quali criteri? Che ruolo ha avuto nella vicenda Don Luigi Sturzo ed il fedelissimo amico Mario La Rosa ? Che relazione c’è tra la morte di Canepa e l’attentato di Antonio Pallante, avvenuto il 14 luglio del 1948, alla vita di Palmiro Togliatti? Sono tutte domande alle quali Fabrizio tenterà di rispondere ritornando in Sicilia per incontrare l’anziano zio della madre: Giacomo Monterosa che, appena diciassettenne, era entrato nelle fila dell’esercito separatista e aveva combattuto a fianco di Canepa.
Certamente un forte peso nell’evolversi della storia di quegli anni, ha avuto la concessione alla richiesta dell’autonomia della regione Sicilia che, in parte, avrebbe potuto compensare la sua totale indipendenza dall’Italia. Che utilizzo si sia poi fatto della nostra autonomia da parte dei politici che ci hanno governato, è un altro discorso che meriterebbe severi approfondimenti.
La narrazione, pur attenendosi a fatti storici documentati e a testimonianze di personaggi di rilievo negli anni della lotta separatista, come Mario La Rosa che di certo aveva avuto contatti con gli USA, tramite un inviato ed in collaborazione con Luigi Sturzo, si colora di giallo. La lettura, grazie al linguaggio chiaro e scorrevole utilizzato da Grillo, a tratti diventa avvincente perché lo snodarsi dell’inchiesta avviene gradatamente e ci conduce, con crescente curiosità, allo svelarsi della verità che si tinge di rammarico per quel che poteva essere e non è stato, per le decisioni riguardanti il futuro politico della Sicilia, prese al di fuori  dell’isola e contro la volontà popolare, per il forte riaffermasi della mafia che tutt’ora tiranneggia in Sicilia consegnandola ad un infiacchimento non solo di valori etici ma anche economici e sociali  condannandola ad un divario nord- sud che sembra incolmabile.
 A tal proposito, vorrei sottolineare come Salvatore Grillo, con l’autorevolezza dell’intellettuale impegnato nella società in cui opera, riesca a rendere visibile tale gap con la metafora del treno e di un’Italia a due velocità: infatti Fabrizio, di ritorno nella capitale, dopo avere trascorso quindici giorni in Sicilia per svolgere la sua inchiesta, non riuscendo a prendere il volo Catania -Roma , annullato a causa di una forte tempesta di vento realmente verificatasi nel febbraio del 2012, data in cui ha inizio il racconto, è costretto a prendere il treno: Undici ore di viaggio, un’eternità in confronto ai tempi di percorrenza dei treni che circolano in tutta Europa ed anche nell’altra Italia . Ironia della sorte proprio oggi sul “ Corriere della sera “ viene presentato il nuovo treno privato “ ITALO” con il quale si reclamizza la percorrenza della tratta Roma-Milano in due ore e quaranta minuti. “
 Lo stesso impegno e la medesima autorevolezza, Grillo manifesta nel denunciare l’odioso fenomeno della mafia analizzandolo alle radici: “ Nell’800 in Sicilia, si usavano dei termini precisi per identificare una persona : “ cappeddu e “ coppola “ . Il copricapo veniva utilizzato per qualificare una persona grazie al fatto che nessun uomo andava in giro a testa scoperta facendo ad esempio la distinzione tra uomini con i cappelli e uomini con le coppole. Era un distintivo a cui nessuno rinunziava e che ti consentiva di identificare il ceto della persona che ti veniva incontro . “ L’analisi continua in modo chiaro e sintetico fino ai nostri giorni in cui  ” cosa nostra” , pur mutata nei modi, indossando colletti bianchi e infiltrandosi nel sistema politico, agisce ancora oggi con inaudita arroganza.
 In un altro interessantissimo passo del suo romanzo, lo scrittore riesce a intravedere, con esempi concreti, possibili soluzioni per una forte ripresa economica dell’isola puntando sullo sviluppo dell’agricoltura attraverso una conduzione dei borghi e delle masserie che, basandosi su un antico e concreto modello sperimentato da alcuni secoli nella cittadina di Scicli e nelle campagne tra Ragusa e Siracusa, è pervenuto integro fino ai nostri giorni.
Tutta la narrazione si svolge in prima persona e ciò favorisce la posizione omodiegetica di S. Grillo che in più punti coincide con il protagonista del romanzo le cui vicende personali e familiari talvolta si identificano. Utilizza, com’è ovvio ma non scontato in un romanzo storico, il presente che abbandona frequentemente per  tuffarsi nello spaccato delle vicende storiche avvenute tra il 1943 e ’45  . L’indagine giornalistica si intreccia abilmente con le vicende personali di Fabrizio che ritrova nella sua isola, mai dimenticata, gli affetti più cari, i ricordi e gli amici di infanzia, l’amore per una ragazza che, senza alcuna  spiegazione, lo aveva abbandonato proprio quando il loro rapporto aveva raggiunto un’intesa perfetta. L’autore rivela così di possedere una robusta vena sentimentale, mai sdolcinata o melense, arricchita da una buona dose di conoscenza dell’animo umano e dei suoi moti.
 Ma quando lo scrittore si sofferma nella descrizione dei luoghi della sua terra di rara bellezza  e dei paesaggi  con i suoi inebrianti profumi,  la narrazione sobria ed elegante assume i toni dell’ elegia . “… Avevo lasciato la strada a scorrimento veloce Catania-Ragusa per immettermi in una provinciale che si addentra nella campagna. Iniziarono a sfilarmi innanzi innumerevoli muretti di pietre incastrate l’una alle altre, in maniera da creare una divisione o un contenimento senza interrompere il flusso dell’aria e dell’acqua; sono pietre chiare che si stagliano sul terreno spiccando tra la vegetazione e creando disegni geometrici; anche molte delle piccole case che intravedevo sembravano fatte in  pietre a secco. A questa uniformità di colori si alternano terre coperte di serre; da lì, d’inverno partono per l’Italia e l’Europa i prodotti della orticoltura siciliana che consentono di rendere permanenti sulle nostre tavole i sapori dell’estate.  (… ) Infine ho avvertito l’odore forte della campagna siciliana che lentamente ti avvolge e diviene assordante, tanto è forte ed è carico. Allora, come un sommelier, ho iniziato a cercare di distinguerne le sfumature: il profumo maturo della terra che ancora non è inaridita dal sole estivo ma è ancora carica di odori di erbe scarsamente irrigate, l’aroma dei cespugli di rosmarino e di lavanda , il profumo dei fiori dei mandorli, poi il lontano eco del carrubo che è l’albero della tradizione contadina, le cui bacche nutrivano animali e uomini e le cui fronde ti inebriano. E’ stata in quella dimensione fantastica che ho riepilogato i motivi che mi avevano portato in Sicilia. “
L’autore si sofferma in più parti anche nella descrizioni della cucina tipica siciliana descrivendo piatti gustosi a base di prodotti locali come certe verdure o frutti appena raccolti. Il suo romanzo per i contenuti trattati e per il profondo legame che mantiene con la Sicilia, nonostante la sua prolungata assenza, costituisce quasi una guida per chi vuole conoscere meglio la storia e la terra di Sicilia con le sue contraddizioni, il suo incanto e le sue speranze



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