mercoledì 21 dicembre 2016

Pasquale Attard, due raccolte di poesie: "Il tuo Regno viene", "Dal Califfato al Regno" (Ed. Thule)

di Giovanni Matta

Iniziando a scrivere poesie all'età di 13 anni Attard, malgrado allora così giovane, ha avuto una visione del tutto pessimista della vita.
Nelle sue liriche iniziali ritroviamo innanzitutto l'angoscia della solitudine la noia, l'amarezza, il pianto e – circolare - il dominio della morte.
È una morte che impera, è la falciatrice "che passa senza arrestarsi e senza aspettare"; la morte è uno scempio e persino le stelle sono "gocce di dolore".
È evidente che il poeta ha subito una grave perdita, che lo ha ammesso così al cospetto di un totale pessimismo. E certamente ha influito anche un amore non ricambiato, da cui nasce "il canto d'amore disperato".
Anche il tempo che disillude le speranze e distrugge i giorni è un nemico. La vita per il poeta è un "calice doloroso", è un cammino carico di violenza e di incomprensione. I suoi scritti diventano "poveri versi" (pag. 37) gettati al vento, nel dolore e nel sangue, nella gelosia e nello scoraggiato pessimismo. Questa è la visione iniziale di Attard.
Fortunatamente, maturando, il nostro giovane poeta incontra l'amore, la passione lo travolge "come un mare in tempesta"; arrivano "i giorni belli "e nella fede ritrovata appare la luce profetica per tutti gli uomini.
Si, vi saranno certezze cariche di tanti dubbi, ma vengono ricomposte e diventano vere armonie.
E qui il poeta nella "notte di luna nel bosco" (pag. 17) ci dona un quadro esemplare e suggestivo per descrivere "il bacio tra amanti che senza" ci richiama il Gozzano, ma anche Leopardi.
Può sembrare un paragone ardito, ma questi versi costruiti nel dolore iniziale, maturano nella certezza che è l'uomo col suo libero arbitrio a crearsi il proprio destino e la parola, "il verso", lo aiuta a riconoscere l'unica verità, il trionfo del "Verbo".
E con "Parusia" conclude il volume con un grande inno al Signore, Salvatore del Regno, che dona gioia e pace.
Con la lirica "Il tuo regno viene" (pag. 99) - che dà il titolo al volume  - Attard prende lo spunto dall'apocalisse dell'evangelista Luca per descriverci la fine del mondo e il trionfo del Divino Amore, del Sacro Cuore di Gesù.
È una poesia moderna - quella di Attard - scandita in versi - alle volte liberi - scorrevole, cicale, profonda, ricca di metafore,, ma soprattutto di altri contenuti morali e sociali


In questo nuovo volume di versi ritroviamo un Attard più consapevole della sua scrittura, certamente più attuale, meno pessimista e più ricca di valori importanti per maturare e suggerire una serena vita di pace per tutti.
La sua lirica diventa un canto sublime - ripetuto è convinto – all’amore infinito, all’eccelso, al Dio di tutti, vero "ristoro" e "fiamma d'amore".
Quel Dio che è "balsamo" di pace, che - per il poeta - è anche "padre e madre d'amore".
La sua fede, maturata negli anni, gli suggerisce il richiamo dell'Apocalisse di Luca per ricordare a tutti noi - con la metafora della caduta di Babilonia -che verrà la "grande bufera", che "atterrerà l'impostura dell'uomo", miscredente cieco e ambizioso. Poesia critica quella "Dal Califfato al Regno" (pag. 80) (che dà il titolo al volume e ne rivela il contenuto principale) contro la malvagità degli attentatori di Parigi, contro il male sparso nel mondo dal maligno, per ritornare - convinti nella fede - all'eden ritrovato, al "Divino Eterno" (pag. 103), alla pace universale.
Nei versi ritmati di Attard non mancano i ricordi: la memoria si riveste di poesia, ritorna la giovinezza, "rivedere quegli occhi belli", - oblio impossibile - Porticello, la strada antica, "La vela" (pag. 13), la dipartita dei cari, la vittoria delle croci (pag. 99).
E poi una sequela di dediche: da quella al Papa Francesco, a quella a Giovanni Falcone, un'armonica sinfonia celeste che parte dalla risacca del mare verso l'Ave Maria del Cielo (“Concerto del mare" (pag. 97)).
Ed ancora dediche: alla madre - canto forestiero - a Marilyn - luce assassina sesso e droga -, (pag. 78) a William  Wordsworth (pag. 86) – Dolcissimo arpeggio – all’amica Anna Messineo (pag. 72), il dolce sorriso è nel sole -  a Franca Curcio (pag. 24) – Andartene leggiadra ed ascosa , - ad Antonio Succi (pag. 101) – il fiume del male richiede mercede -.
E poi "un saluto amichio… Al vecchio felino" in ricordo del suo gatto Silvestro.
La poesia di Attard è quasi classicheggiante, è ricca di valori universali; e come tale apre le menti alla "grande luce" che discende dal cielo, all'eterno "desiderio di pace" che si ha solo cercando e credendo in Dio.


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