martedì 14 febbraio 2017

Vittorio Riera, "Calogero Messina e il canonico De Gregorio" (Ed. Herbita)

di Rosalba Anzalone

Questo volume di 144 pagine, fresco di stampa, frutto del paziente lavoro di Vittorio Riera, non è certamente un libro qualsiasi. Sarebbe veramente una distrazione imperdonabile non accorgersi di Calogero Messina e sarebbe davvero riduttivo chiamare soltanto canonico il De Gregorio senza guardare ai suoi vasti interessi culturali che moltiplicano ed ampliano prospettive e messaggi degni di tutt’altra menzione e diffusione.
Guardando all’autore del libro io mi permetto però di affermare che tale volume segna per Lui un passaggio irreversibile nel percorso di scrittura, da un estetismo culturale spontaneo e generico ad uno sguardo approfondito e più attento alla ricerca di inquadrature sempre più ampie ed esplicative di natura antropologica e d’impostazione più moderna
Il Riera approda ad una analisi dei tratti culturali dei personaggi prescelti attraverso una originale intervista a Calogero Messina, nella quale usando il rigore metodologico che lo caratterizza, riesce ad individuare le coordinate del pensiero di De Gregorio nonché dello stesso Calogero Messina.
Dopo le sue difficili ricerche coronate da certi successi su pittori della famiglia di Giuseppe Di Giovanni, nonché sulla poesia del primo novecento e su alcuni fatti particolari come “L’Istituto Torremuzza” a Palermo, appare qui un approccio nuovo e indagatore volto ai soggetti di cui si occupa con tanto impegno e convinzione che sono proprio Calogero Messina e il can. Domenico De Gregorio. Egli usa funzionalmente l’opera dello stesso Messina intitolata Il mio dialogo con il Can. De Gregorio per individuare, prima di tutto, in quella forma dialogica, un unico obiettivo che traspare  chiaramente dalle parole che i due si scambiano, ove sembra echeggiare il monito dantesco “fatti non foste a viver come bruti…” e si può ravvisare la costante esigenza dell’uomo che come tale, essere pensante, realizza esperienze, crea idee e progetta, supera ansie e scrive e progetta.
Sin dalla copertina emergono i paradigmi che l’autore adotta per la sua indagine che si allarga a vista d’occhio sull’orizzonte di una umanità che si nutre di storia e di poesia quanto di scienza e di radici socio-culturali. Attraverso l’intervista a Calogero Messina e il dialogo di quest’ultimo con il canonico De Gregorio egli coglie non la diversità di opinioni ma una sostanziale vicinanza d’intenzioni rivolte al miglioramento del PROGETTO-UOMO. Così da una ricerca di verità che radica nella scienza le ragioni della stessa  esistenza, si passa ad una ricerca che partendo da una componente di ascolto attento si colloca in una attualità non cruda e non cruenta tutta tesa  ad una elevata e solidale spiritualità.
L’idea che l’uomo debba costantemente migliorarsi non è per la verità nuova ai pedagogisti e ai sociologi, senza contare l’esercito di antropologi che, con parole diverse, hanno sottolineato l’esigenza umana di mettere insieme pensieri ed esperienze che riguardano l’uomo e da cui è derivata nel tempo l’evoluzione e, a volte la corruzione, della stessa cultura umana.
Vittorio Riera partendo da quello che il Messina ha scritto nell’introduzione del Dizionario storico dei comuni della Sicilia e nel Discorso sulla storia, afferma che il Messina è riuscito bene a mantenere l’unità e l’unitarietà dell’opera; egli è severo con chi scrive storpiature della storia, ma nulla in Messina è – secondo Riera – fuori posto o superfluo, anche quando si parla di sillogi poetiche. Tutt’al più cambia lo stile o la scrittura che si manifesta in forma di domanda filosofica o di conoscenza scientifica determinata, ma il tutto serve a definire in modo originale i rapporti tra concetti come quello tra storia e poesia; originale è, secondo Riera, l’idea che il Messina esprime del romanzo istorico ove si raggruppano documenti ma anche esperienze visive e ricordi propri o di altri. Fuori dal cliché letterario consueto, appare infine al Riera il richiamo del Messina alla casa come santuario degli affetti e dei ricordi, messaggio certamente controcorrente. Il Riera non disdegna o evita di scendere nell’esame dei due documenti citati in premessa e cioè l’introduzione al Dizionario citato. e il dialogo tra Messina e De Gregorio per individuare ciò che può interessare gli scrittori oggi e che può essere raccolto e attualizzato dalla lettura dell’opera del Messina. È per quanto detto che l’opera di Vittorio Riera si raccomanda da sé.


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