martedì 21 novembre 2017

Maria Concetta Ucciardi, "Il crepuscolo dell'alba" (Ed. Thule)

di Giuseppe Bagnasco

Pubblicare una raccolta di poesie che non parlino di argomenti massificati dalla retorica ma che offrono come in uno scrigno ovattato parole e sentimenti, è certo un aprire il proprio cuore, un denudarsi quasi senza pudore, neanche un velo, tale da  esentare il lettore da ambigue interpretazioni. E’ questo che ci offre Il crepuscolo dell’alba di Maria Concetta Ucciardi. Un crepuscolo che si offre allo sguardo nel momento in cui il cielo non è più notte ma non è nemmeno giorno apparendo quindi come quell’attimo di sospensione che si intravede quando ancora il sole non è ancora sorto e che si annuncia con“ l’Aurora dalle dita rosate”, come in un epiteto, la descriveva Omero. Un’aurora che apre lo scenario al sole che finalmente offre la vita ad un altro giorno e che la poetessa in un suo verso sublima:“Al sorgere del sole/ alzo le braccia al cielo per ringraziarlo”(v. Un amaro giorno). Ma più che l’aurora, è l’alba, il primo chiarore, che interessa l’anima della poetessa perché l’alba è già luce “abbagliante” (v. Sogno e Speranza) “ foriera di pace, luce della salvezza, che illumina la vita” (v. Liberi) insieme ad attimi di speranza, “un canto che il vento sparge per l’universo” (v. Alba foriera). Pertanto una luce che illumina tutto, fiori, colori, e che dona brio e si fa “giullare nelle piazze” e questo fino a che l’astro celeste non si piega all’incedere dell’imbrunire. E’ questa l’ora in cui i colori sfumano, le ombre avvolgono i contorni e la malinconia si fa strada. E’ questo il momento dei ricordi, dei rimpianti, di ciò che poteva essere e che non fu e allora, afferma la Nostra, è meglio lasciarsi cullare dal fruscio delle onde o dalla voce del vento che raggiunge il cuore, sebbene questi non risultino bastevoli a colmare il vuoto che s’avverte: “ nulla può colmare l’attesa / mentre la solitudine abbranca il cuore” (v.L’attesa). Una poesia vera e struggente questa di Maria Concetta Ucciardi che non teme di nascondere i suoi più riposti sentimenti, che non offre nessuna remora nel parlarci di un sogno rubato dal destino o di un perduto amore che dal cuore riecheggia come una “ voce dal sen sfuggita” di metastasiana memoria. Ma è una malinconia a tempo poiché l’alba tornerà a portare nuova luce, a risvegliare quell’energia capace di scuotere “ quel filo sottile che lega l’animo al corpo”  (v.Zampilli) e disinnescare così quella dissociazione apportatrice di infelicità. Una infelicità figlia del tempo perché “con il senno dell’età avanzano le incertezze della vita” (v. Dall’infanzia alla maturità) ma che mette di conserto in luce, la maturità cosciente di un’anima che sa guardare avanti e che riesce, anche se con velata malinconia, a distillare i ricordi del passato senza creare sconvolgimenti alla realtà. Il poetare della Ucciardi non è di stampo crepuscolare e nemmeno connotato da pessimismo ma frutto di riflessione, un offrire volitivamente al lettore  uno spaccato dell’animo tanto da fargli esplorare quel profondo che in “altro” appare invisibile. Alla fine, per tornare al titolo, ciò che fa perno nella sua poetica è la speranza che diventa certezza, quando il crepuscolo dell’alba, lo ripetiamo, annuncerà lo splendore del sole, che è vita, che è luce, che è tutto ciò che occorre perché l’animo percorra quella speciale via ove sia possibile riservare un posto anche alla musica. Musica che, afferma la poetessa, si fa poesia quando “come una nenia /la sera/ mi trascina/ su di un’isola lontana/… a scoprire il mistero/ per portare allegria a tutta la gente” , o come  “rapita dall’armoniosa natura/ dalle onde si lascia baciare” (v. Canzone del mare) o infine come in un sogno ad occhi aperti dove “ il richiamo del mare/ mi spinge a volare/ ed io…unifico al vento la voce del cuore” (v. Il mare all’imbrunire). Una perfetta osmosi con la Natura ma non immune dal sottrarre l’Autrice dal sottolineare come in vicendevoli situazioni va a specchiarsi il mutevole destino. Questo sì invisibile, ma che la poetessa in alcune liriche li materializza nei fenomeni dolenti o funerei delle condizioni di un senzatetto o di un migrante o delle vite falciate proditoriamente nella disumana e odiosa strage di Nizza. Questo vedere e mettere in parole queste sensazioni, questo sentire e fare emergere dal cuore desideri e speranze, tutto è riposto in quell’alba apportatrice di pace e amore e che in fondo, nella sua molteplice complessità, veste la poetica di Maria Concetta Ucciardi. In definitiva Il crepuscolo dell’alba vuol essere quindi quello scrigno dove si intravede quell’attesa del sempre nuovo giorno foriero di risposte e rivolte, attraverso liriche e parole, solo a chi è in grado di comprenderle e  saper vedere nel crepuscolo dell’alba quella speranza che la poetessa ripone possa essere percepita anche come Alba dell’Umanità.

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